Ti voglio bene

Premessa: questo testo, come i tanti altri che scriverò in tema in questi giorni, anche se potrebbe sembrare l’esatto opposto, NON hanno il fine di denigrare o comunque disprezzare in alcun modo ne mio padre ne mia madre, ma si tratta solo di una disperata richiesta di aiuto nonché di un sollecito a far si che chi mi legga non si trovi mai a dover fare “questa fine”.

Ieri pomeriggio, durante l’n+1 esima “discussione familiare”, in questo caso Grazie a Dio a toni tutto sommato ragionevoli, fra le altre cose prendevo un pezzo di carta per scrivere nello specifico del retro di una busta amazon usata, ma sulla stessa non facevo una classica “back of the envelope calculation” ma scrivevo davanti a mia madre “Ti Voglio Bene” …

… gliel’ho scritto per almeno uno scopo specifico oltre ad almeno altri due “collaterali” …

“Vedi Mamma, quanto ci ho messo a scriverlo? Cinque Secondi? Forse Dieci? Ebbene, sono ormai mesi che chiedo a mio Padre che potrebbe fare per me, fra le tante possibile cose, di scrivermi questa frase su un pezzo di carta, e dopo mesi, ancora non l’ha fatto”.

Insomma stamattina alle 9:37 mi trovo scritto da mio Padre sul messenger il seguente testo: “Ok oggi non piove fra poco arrivo (Ti voglio bene non scordare anche se non sembra” … la parentesi non si chiude perchè il resto del testo non è comprensibile …

Insomma da li a poco arriva mio padre, zoppicando e usando come bastone una zappetta presa al contrario, e si va a cambiare per “lavorare” … il cambio avviene in questo ambiente qui …

Su quella sedia, appoggiata a quella “biciclettina” da cui è caduto più volte con conseguenze “gravi” (fratture con prognosi di mesi) e che magari spera ancora, in qualche modo, di poter tornare ad usare; la vista da questa sedia è la seguente:

Si tratta della sua “Baracca”, il luogo dove ha passato la maggior parte dei suoi giorni nella sua “Campagna”, e che da anni senza successo gli chiedo perlomeno di spazzare … quelle per terra sono trappole per topi … e non voglio aggiungere altro.

Così mio padre, claudicante, in qualche maniera “cambiato”, veste degli stivaletti di gomma e per recarsi nel campo bagnato … quando intervengo io cercando di capire cosa ha in mente da fare mi ammette candidamente “devo andare a finire laggiù” …

DEVO

FINIRE

Due verbi chiave per farvi capire il concetto: più di due settimane fa ha iniziato a tagliare l’erba “in campagna” e finchè quell’attività non sarà finita per lui resta nella “Coda delle cose da fare prima di ogni altra cosa” e questa cosa gli metterà ansia (di cui soffre patologicamente e in modo certificato) finchè non ha finito … tralasciamo come ho commentato e quanto possa essere io contento di vederlo vestito in quel modo, ma lo lascio fare.

Lo interrompo dopo un un’oretta per vedere cosa stava facendo, mi dice “ho quasi finito”, e gli dico se prima di tornare a casa passa da me per fare un’ordine di zanzariere necessarie per la stagione ormai imminente in cui in questo posto saranno presenti in una concentrazione di un certo numero di unità per decimetro cubo e lui mi assicura che lo farà.

Intorno alle 13:30 vado a vedere cosa sta facendo, gli chiedo come mai non è andato a pranzo, e lui “ormai ho quasi finito, telefono a Mamma e gli dico che non vado” …

Verso le 14:30 torno sul luogo, e vedo che non c’è più … da me per l’ordine non è passato, e il risultato finale del suo lavoro è il “seguente” …

Cosa ci sia di “finito” in questo “lavoro” spero che qualcuno di voi sia in grado di darmene evidenza … per quanto mi riguarda “sistemare” questi 4 metri quadrati di terreno remoto rispetto all’abitazione richiederebbe qualche ora del mio lavoro e qualche giornata del suo …

Chiedere a mio padre che “bisogno” ci fosse di fare una cosa del genere con questo tempo significa avere in risposta una canonica “scusa” presa dal paniere delle canoniche “scuse” che sono “mezze verità” messe da parte per poter tacitare la coscienza al momento che serva … “così faccio esercizio”, il che è vero, e a me non dispiace che lui non solo stia più lontano possibile dalla sua abitazione-fronte-trafficio e faccia più esercizio possibile, ma con un clima autunnale, un equilibrio ormai incerto, quasi due anni di leucoencefalopatia alle spalle, protesi d’anca bilaterale, il vero problema è che mio padre renga questo lavoro “necessario” anzi “prioritario” …

Vediamo se avete notato il “piccolo particolare” ….

Cosa mi dirà domattina quando gli eccepirò “come mai non sei passato per vedere insieme quelle zanzariere?” prenderà una delle altre scuse possibili dal paniere di cui sopra, e non trovandone di compatibili con la situazione contingente esclamerà “perché sono stupiTo” … e così facendo penserà pure di darmi una qualche soddisfazione …

Vedete allora che il problema di scrivere “Ti Voglio Bene” su un pezzo di carta non è un problema di trovare il tempo necessario per farlo, perchè in tanti mesi quel tempo non è mancato, ma quando nella tua scala di valori le priorità sono “incasinate” da una vita “Senza Dio” il risultato finale è esattamente questo …

Chi legge queste parole, sia ammonito, perché se nessuno di noi sa ne il giorno ne l’ora in cui sarà chiamato a, sperabilmente, miglior vita, e dovrà rendere conto del suo operato, non vi accada di non aver avuto il tempo di aver lasciato scritto a un figlio, o magari ad un’altro affetto molto stretto, “Ti Voglio bene” con la vostra calligrafia su un pezzo di carta …

Terni 17 Maggio 2023
Ave Maria.
Marco.

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Marco Piagentini

Informatico dal 1981, Telematico dal 1988, Sistemista IT dal 1994 ed OT dal 2005, Strumentista dal 2005. DJ dal 1986, Fotografo dal 1994, Reporter della Gospa dal 2001 Runner dal 1979, Nuotatore dal 1980, Triatleta dal 2007, Quadratleta dal 2019

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