Non conoscevo particolarmente bene Don Edmund, ma almeno una volta avevo ricevuto il perdono sacramentale attraverso di lui, e questo già sarebbe sufficiente a dedicargli ore di preghiera … ma Edmund era anche un ciclista, pedalava da anni, faceva cioè ogni giorno quanto io faccio dal 2006: sabato 25 luglio era uscito per una pedalata intorno alle 18 dalla Chiesa di cui era parroco da quindici anni, ed il giorno successivo doveva partire per le vacanze in Polonia in modo già pianificato, al punto che il sacerdote che doveva sostituirlo nel periodo era già sul posto.
Chi pensasse che un sacerdote non debba “rilassarsi” in questo modo, tenga solo a titolo di esempio in mente il fatto che non c’è allenamento dal 2002 in cui il sottoscritto sia uscito in cui non ho pregato rosario o coroncina … figuratevi lui, sacerdote di Cristo, cosa potrebbe aver fatto a nostra insaputa, magari benedicendo con la sua mano ogni metro quadro del territorio che pedalava …
Conosco questi dettagli perché la notte prima mi sono concesso una notte in tenda in una montagna sopra Terni, e nello scendere mi sono fermato nella sua chiesa, dove non vado mai, “per caso” …
Al di la che le tragedie di ciclisti travolti si fanno sempre numerose, al punto che ci stiamo assuefacendo anche a questo genere di notizie, Edmund più che altro ci ricorda una cosa: non sappiamo ne il giorno ne l’ora, nessuno, neanche lui, sacerdote di Cristo, lo sapeva.
Quando succedono cose del genere a persone alle quali siamo accomunati da più cose, l’evento ci tocca più nel profondo e questo è il motivo per cui lo condivido con voi: che Don Edmund ci interceda le grazie necessarie per rinunciare al peccato nel profondo, ricordandoci che nessuno di noi conosce ne il giorno ne l’ora.
E siatene certi, neanche i “veggenti di Medjugorje” sanno se vivranno fino al giorno dei segreti, anche se potremmo presumere di si …
28 Luglio 2020
Marco